CANTINE ZENATO APERTE
Attraverso il cancello delle Cantine Zenato nella Tenuta di S. Cristina a San Benedetto di Lugana e sono accolta da un’incredibile fusione di vigne e rose. Sono i cespugli di rose rosse che, come sentinelle, proteggono i filari di Trebbiano di Lugana. Se si ammalassero le rose, sarebbero in pericolo anche i vigneti. È questa la loro funzione: vigilare con la bellezza.
Carla Zenato e i figli Nadia e Alberto conducono questa azienda prestigiosa mantenendo l’impegno e la passione del fondatore Sergio.
Altri profumi, colori e sapori mi accoglieranno tra poco, intensi eppure delicati.
“L’impronta del tempo: le diverse stagionature della Coppa e dello Strolghino piacentini e le annate storiche di Lugana e dei rossi della Valpolicella.”
È questa l’esperienza olfattiva e gustativa che mi aspetta e che spero di trasmettervi senza annoiarvi. Ad introdurci in questo viaggio sono un esperto del Salumificio “La Rocca” di Castell’Arquato, il sommelier Marco Scandogliero, il giornalista enogastronomico Angelo Peretti, l’enologo della Cantina Silvano Tempesta e il padrone di casa, Alberto Zenato.
Il sapore di carne fresca dello Strolghino di culatello 12 GG si abbina perfettamente a quello minerale e morbido del Lugana D.O.C. S. Cristina 2015.
Lo Strolghino 45 GG ha già acquisito profumi speziati, la consistenza è ancora morbida ma compatta, il colore vivace e l’aspetto traslucido sono tipici del prodotto stagionato; è perfetto con il Lugana D.O.C. S.Cristina 2010. Un vino bianco con 8 anni di invecchiamento mi stupisce, ma non mi delude. Solo un vino di alta qualità e la grande maestria nella lavorazione garantiscono questo risultato: colore ambrato, bassa acidità, sapore avvolgente e sapidità pronunciata lo rendono adatto a carni rosse e formaggi stagionati.
Nella Coppa La Regina 6 mesi è ancora leggero il sentore di spezie, ma il sapore intenso della parte magra si sposa perfettamente a quello asciutto e vellutato del Valpolicella DOC Classico Superiore 2006.
Ultima ad essere servita è la Coppa La Regina 9 mesi che incontra un vino che nasce da un’intuizione di Sergio Zenato: la Ripassa, Valpolicella Ripasso D.O.C. Superiore. A gennaio il Valpolicella “ripassato” sulle vinacce dell’Amarone, rimane per 7-8 giorni ad assorbirne gusti e profumi. Durante l’affinamento, prima in tonneaux e poi in bottiglia, acquista sentori di amarena che esaltano il sapore burroso del salume stagionato. Sia la parte grassa che quella magra acquistano, con il tempo, una morbidezza e un gusto di rara piacevolezza.
Il laboratorio è terminato, ma non la giornata.
Negli stand oltre a salumi, insaccati e vini trovo i formaggi di Corrado Benedetti, il pane e i dolci di Back Genuss e gli asparagi del Consorzio di Verona.
All’esterno è servito un perfetto risotto agli asparagi e uno cremoso all’amarone, cartocci con frittura di pesciolini e caffè.
La visita alla cantina è un viaggio affascinante nel mondo del vino. La lunga sequenza di tini d’acciaio, la bottaia dove i vini riposano a temperatura controllata “cullati” dalla musica e le pareti foderati di bottiglie nelle quali si ingentilisce la struttura già delicata del Lugana, mi trasportano nella dimensione straordinaria del mistero. Il miracolo dell’uva che diventa vino, lo zucchero che si trasforma in sostanza alcolica ricca di profumi, sapori e sensazioni, è un mistero nato millenni d’anni fa.
Il territorio del Lugana, di natura morenica, era fino al 1400 una zona acquitrinosa e ricca di alberi, una fitta foresta che i Visconti tagliarono per costruire una diga a difesa del Ducato durante la guerra con i Gonzaga. La bonifica che ne seguì valorizzò questi terreni argillosi che furono dedicati alla viticoltura.
La palude, grazie al lavoro e alla sapienza degli uomini, divenne così un mare increspato di foglie e pampini, di grappoli e rose in cui perdersi, verso l’infinito. “E Il naufragar, m’è dolce in questo mare.” (Cit. G. Leopardi)
Roberta Libero
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